TORRE CIVICA MEDIEVALE

TORRE CIVICA CITTA’ DI CASTELLO

 

La Torre Civica  di Città di Castello

 

La storia

La Torre Civica è situata in piazza Gabriotti a ridosso della prima cerchia di mura urbiche e vicino al “cassero”, una delle rocche costruite a difesa della città, trasformata dal 1480 in piazzale e oggi giardino pubblico.

Secondo gli storici Giovanni Magherini e Giacomo Mancini, la costruzione della Torre risale al XIII secolo, mentre secondo lo storico Enrico Giovagnoli al secolo successivo.

Addossata al Palazzo Vescovile la torre è impostata su pianta quadrata di circa 6.50 m di lato ed è alta circa 38 m. Le murature portanti sono realizzate in pietra arenaria grigia con uno spessore di circa 1.40 metri. Lo spazio interno è suddiviso in sette livelli, dei quali i primi quattro sono collegati da una scala  a chiocciola originale in legno, mentre i livelli successivi sono serviti da una scala in legno di recente costruzione addossata alle pareti.

Nel XIV secolo vi era l’usanza di dipingere sulla facciata principale le effigi dei ribelli della patria, consuetudine che si protrasse fino alla metà del Quattrocento, quando Luca Signorelli vi realizzò il suo primo affresco nel 1474: una Madonna con Bambino in mezzo a San Paolo e San Girolamo. L’affresco venne gravemente danneggiato nel terremoto del 1789 e oggi resta solo la parziale figura di San Paolo conservato nella Pinacoteca Comunale.

Il primo orologio pubblico della città, realizzato da Matteo di Vanne e dal figlio, fu collocato sulla torre il 13 luglio 1397 e fu rimosso quasi subito perché i due artigiani, non avendo ricevuto il compenso pattuito, lo trasferirono a Palazzo Malatesta di Sansepolcro, loro città natale. Anche la campana, con la quale i cittadini erano chiamati a consiglio, si trovava sulla torre dal 1465, poi trasferita nel 1716 nel nuovo campanile della cattedrale.

Sulla facciata principale della torre sono murati alcuni stemmi araldici in pietra dei Signori o dei Governatori cittadini, oltre a quello di Città di Castello, raffigurante un castello con tre torri.

La funzione della torre cambiò nel corso dei secoli: da baluardo di difesa per cui era stata costruita, divenne in seguito carcere fino alla seconda metà dell’Ottocento.

Nel Novecento la torre venne utilizzata come deposito per l’olio e il petrolio per alimentare i lampioni della città, mentre al piano terra già dal 1894 Ermete Arcaleni aprirà la sua bottega di arrotino, che di padre in figlio durerà fino agli anni Sessanta del secolo scorso. I piani superiori erano adibiti a colombaia.

Durante la seconda guerra mondiale nella torre si insediò un punto di avvistamento della Difesa Contraerea Territoriale.

Nel 1983 la Torre venne aperta al pubblico e tra il 2003 ed il 2007 furono eseguiti lavori di consolidamento e ristrutturazione in seguito agli eventi sismici del 1997.

 

La Torre come carcere:

In base ai documenti di archivio si può affermare che tra il 1818 e il 1848 la Torre fu adibita a carcere.

Infatti, il Gonfaloniere nel 1818 richiedeva in una lettera il “riattamento delle carceri cosidette della torre”, poiché i carcerati avevano tentato di evadere. Un altro documento del 1836 attesta un’insufficienza dei locali delle già esistenti carceri della città e la richiesta di poter utilizzare stanze della torre da adibire a carcere. Inoltre, dal 1842 al 1843 ci sono richieste di interventi da effettuare per l’insalubrità dei locali della Torre causata da infiltrazioni d’acqua dal “rovinato tetto“. La necessità di vigilare la Torre è testimoniata da una lettera al Municipio datata 18 aprile 1848, dove si legge: “costruzione di una garritta ad un lato del portone del palazzo che mette sul corso per collocarvi una sentinella stabile in modo da guardare le carceri del Governo“.

Ancora oggi nei tre vani della torre destinati a celle sono visibili le porte con i serramenti della prigione, la latrina e i disegni sui muri interni.

Alcuni disegni e pitture che ancora compaiono sui muri testimoniano il “clima politico” di quegli anni infatti, i detenuti appartenevano a gruppi sovversivi anticlericali, come simboleggia il galletto raffigurato sopra una croce come simbolo di prevaricazione sulla chiesa. Il gallo, infatti, annunciando il sorgere del sole allude al risveglio delle forze ed incita all’azione. Inoltre sono visibili scritte che riportano il nome di alcuni detenuti e alcune date, oltre ad aste o tacche incise che indicano i giorni di prigionia.

 

Il restauro

Dopo i lavori di miglioramento sismico conclusi nel 2013, sono stati effettuati lavori di restauro e completamento della Torre tra il 2017 e 2018.

Il restauro degli intonaci si è reso necessario dopo le fasi di pulitura e consolidamento delle superfici, che per molto tempo sono state esposte a polveri, vandalismo grafico, colature e parziali coperture di moderne stuccature. Sia attraverso la pulitura a secco che mediante rimozione con bisturi e applicazione di solventi è stato riportato alla luce l’intonaco originale, sul quale sono state eseguite minimali stuccature e integrazioni pittoriche. Il restauro ha interessato anche gli infissi originali lignei quali porte e scuri.

Per non alterare la quota delle soglie originarie dei vani porta si è optato per una pavimentazione in pasta a spessore sottile, la cui cromia naturale, sulla scala delle terre, ripropone l’idea di un battuto di terra che verosimilmente poteva costituire la pavimentazione originaria.

Alle finestre/feritoie delle celle e della scala a chiocciola sono stati montati cristalli temperati apribili dotati di cerniere al fine di limitare l’interferenza con le grate e gli stipiti in pietra già presenti.

 

 

 

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